Ciao a tutti, volevo riflettere con voi su un tema molto delicato: il tema della morte. Negli ultimi giorni è venuta a mancare una signora, una vecchia amica dei miei nonni, con cui ultimamente avevo instaurato un bel rapporto.
Non è una novità in una casa di riposo doversi interfacciare con la morte, ma spesso diamo per scontato di avere la forza di lasciar andare una persona quando è la sua ora. L’altro giorno riflettevo su quanto sia giusto o sbagliato costringere una persona a vivere. A mio parere sarebbe giusto lasciare che la vita faccia il suo corso, e accettare la morte non come la fine di qualcosa che c’era e ora non c’è più, ma come una nuova esperienza che toccherà ad ognuno di noi.
Ovviamente come la maggior parte delle persone neanche io sono pronta ad abbandonare i miei affetti, a lasciarli andare, ma nonostante questo penso che la morte sia una fase inevitabile e che, nonostante faccia un male cane a noi che rimaniamo qui, dobbiamo sempre pensare che per una signora che ha passato l’ultimo periodo della sua vita soffrendo, possa essere un sollievo. Forse così potremmo accettarla, o quantomeno conviverci. Vi volevo lasciare con un breve racconto che ho trovato in una delle ultime serie tv che ho guardato. A me ha fatto molto riflettere, spero faccia lo stesso effetto anche a voi.
Alessia
C’era una volta un mercante, al famoso mercato di Baghdad. Un giorno vide uno sconosciuto che lo fissava con stupore e capì che quello sconosciuto era la Morte. Pallido e tremante il mercante fuggì dal mercato e corse molte e molte miglia per arrivare alla città di Samarra: era certo che là la Morte non lo avrebbe trovato. Ma quando giunse a Samarra il mercante trovò ad attenderlo la sinistra figura della Morte.
«Molto bene», disse il mercante. «mi arrendo: sono tuo. Ma dimmi, perché avevi il volto sorpreso nel vedermi stamattina a Baghdad?»
«Perché», disse la Morte, «avevo un appuntamento con te stasera, qui a Samarra»